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La Strada Cadorna Bassano del Grappa - monte Grappa 

Esiste una strada a tornanti che per circa 25 km si arrampica sino alla cima del monte, chiamata "strada Cadorna" perché da lui fatta costruire.

La sua scelta fu quasi profetica e dimostra la sua grande competenza strategica (Liddel Hart): la strada venne completata pochi giorni prima della disfatta di Caporetto e i contrafforti del Grappa si rivelarono indispensabili, ai fini della difesa della Pianura padana.

Lu​​igi Cadorna

generale e politico italiano

(Pallanza, 4 settembre 1850 – Bordighera, 21 dicembre 1928).

Cadorna capì che in caso di sconfitta, il monte Grappa sarebbe stato indispensabile per bloccare il nemico nel settore da Vicenza al Montello e avrebbe costituito quindi il fulcro della difesa italiana.

Luigi Cadorna nacque a Pallanza nel 1850, da famiglia di solide tradizioni militari. Suo padre, infatti, era quel generale Raffaele Cadorna cui, dopo aver combattuto valorosamente in Algeria, in Crimea e a S. Martino, toccò in sorte di comandare, nel 1870, il corpo d'Armata che doveva dare Roma all'Italia.

Sottotenente nel Corpo di Stato Maggiore a diciotto anni, (nel 1868), Luigi Cadorna mostrò fin d'allora quelli che dovevano essere i tratti inconfondibili della sua figura di soldato: fortissimo carattere, indomabile energia, amore dello studio e della riflessione, tenacia nel lavoro, attaccamento ferreo al dovere. Per più anni alternò servizi di stato maggiore a turni di comando di truppe. Raggiunto il grado di colonnello nel 1892, ebbe dapprima il comando del 10° reggimento bersaglieri e fu poi Capo di Stato

Maggiore dell'VIII corpo d'Armata.

Col grado di maggior generale (1898-1905) comandò la Brigata Pistoia; con quello di tenente generale tenne successivamente i comandi delle Divisioni di Ancona e Napoli e, nel 1911, fu chiamato a comandare il IV corpo d’Armata. L'anno dopo, il generale veniva designato per il comando di un'armata in guerra. Scomparso, poi, improvvisamente nel luglio del 1914 il generale Alberto Rollio, Luigi Cadorna fu chiamato a succedergli nella carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito mentre balenavano già all'orizzonte le prime fiamme dell'incendio europeo.

Il nuovo Capo di Stato Maggiore si pose al lavoro, per fare dell’Esercito Italiano una macchina all’altezza della prova che si profilava all’orizzonte. Col piano che egli stesso aveva preparato scese in campo, alla testa dell’Esercito, nel maggio 1915 e nonostante le gravi difficoltà condusse quella serie di offensive sull'Isonzo, che dovevano, in poco più di due anni, ridurre l'esercito nemico a mal partito. Tentò il Capo di SM dell’esercito austro-ungarico di sorprendere il Comando Supremo italiano, nella primavera del 1916, passando all'offensiva in Trentino e minacciando di traboccare nella pianura veneta, alle spalle del nostro schieramento sull’Isonzo, ma il generale Cadorna, dopo aver parato quella minaccia, rispondeva all'avversario con una manovra controffensiva che diede all'esercito italiano la vittoria di Gorizia. Seguitò, poi, a " stringere alla gola ", come disse il generale Ludendorff, l'esercito nemico, fino a quando questo, dopo la sconfitta della Bainsizza (agosto 1917), temendo di non poter più difendere Trieste, si vide costretto ad invocare l'aiuto dell'alleata Germania.

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