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<< Primo anno di guerra (1914)​ | La preparazione del Regio Esercito al conflitto |​ ​L’ordine di battaglia >>

​​Alla fine del 1906 l'assunzione del Generale Conrad alla carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito austro-ungarico determinò una situazione di apprensione che doveva agire in senso favorevole sulla preparazione militare dell’Italia.

Nel gioco delle alleanze che aveva caratterizzato la politica militare dell'ultimo ventennio del secolo XIX, l'inserimento, assai contrastato e discusso, del nostro Paese nel blocco degli Imperi Centrali, rispondeva ad esigenze contingenti, a necessità imposte dal quadro europeo e dalla politica svolta dai vari Stati, ma certo non trovava fondamenti né storici né morali giacché con l'Austria era rimasta aperta la partita per il completamento finale e totale della nostra unità nazionale — partita vivificata dalle correnti irredentistiche — e la stessa civiltà italiana portava, per millenaria tradizione, ad orientamenti concettuali ed a tendenze verso l'occidente europeo.


In Italia molti sforzi erano stati compiuti per conferire efficienza all'organismo militare, ed indubbiamente si erano raggiunti, in questo campo, risultati assai positivi, malgrado le non infrequenti difficoltà e la nociva discontinuità del lavoro di potenziamento, imposta da situa-zioni occasionali.


L'alleanza con l'Austria e con la Germania aveva portato a dover trascurare la sistemazione difensiva proprio alla frontiera orientale e nord-orientale, e questa circostanza si presentava assai pericolosa perché gli orientamenti concettuali e spirituali del nuovo Capo di Stato Maggiore austriaco non potevano far escludere — anzi ne indicavano la probabilità — una azione di forza contro di noi.


Nel 1908 l'Austria procedeva all'annessione, che si era riuscita ad evitare nel 1878, della Bosnia-Erzegovina, in aperta violazione del trattato difensivo della Triplice; particolari misure militari furono adottate da parte austriaca sul nostro confine; il Governo di Vienna cominciò ad esercitare azione vessatoria nei confronti delle proprie popolazioni di origine italiana.


Erano tutti indizi che si riconnettevano con la nota tenace ostilità del Generale Conrad verso l'Italia.


Nel giugno del 1908 il Generale Alberto Pollio succedeva a Tancredi Saletta nella carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano.

La situazione politica internazionale procedeva sempre più evidentemente verso una maturazione che non lasciava adito a dubbi nei riguardi di una soluzione bellica dei gravi ed inconciliabili dissensi esistenti fra le maggiori Potenze europee. Al Generale Pollio si poneva, perciò, l'arduo problema di una solida e sollecita preparazione dell'Esercito, in vista di un conflitto nel quale esso sarebbe stato inevitabilmente coinvolto. Numerosi provvedimenti, di vasta portata e di notevole impegno, furono avviati a realizzazione: un consistente aumento della forza bilanciata; l'impianto di fortificazioni a sbarramento della linea del Tagliamento, della Carnia e del Cadore; l'ammodernamento delle artiglierie, alcune delle quali erano superate ed antiquate; la costituzione di considerevoli scorte di munizioni e di tutti gli altri mezzi e materiali occorrenti per una guerra che sarebbe stata di vaste proporzioni; il miglioramento del sistema ferroviario nazionale la cui situazione limitava alla linea del Piave le possibilità di radunata dell'Esercito di campagna.


A questi problemi tecnici di natura logistica si affiancava quello prettamente operativo che richiedeva, quale base primordiale, la revisione dell'intera dottrina tattica alla luce delle evoluzioni intervenute in Europa negli ultimi tempi.

Fu un lavoro febbrile, un'opera innovatrice con la quale il Generale Pollio, attraverso la revisione e l'aggiornamento delle norme per l'impiego delle Grandi Unità e della regolamentazione tattica e tecnica per le varie armi, con originalità di concezione, con senso realistico e con equilibrio fra teorie e pratiche possibilità concrete, riuscì a dare corpo e vita ad una dottrina genuinamente italiana specie nella particolareggiata visione della battaglia offensiva contro posizioni organizzate a difesa. Furono affrontati e definiti o avviati a decisiva soluzione, grossi problemi organizzativi e di potenziamento, quali:

  • la sistemazione difensiva della frontiera con l'Austria che era stata esclusa, nei periodi precedenti, dalle predisposizioni fortificatorie, in base alla situazione politica dell'alleanza in atto. Tale decisione si adeguava esattamente alle condizioni del momento determinate dall'atteggiamento austriaco ed era indice preciso di una evoluzione dei concetti e degli orientamenti politici italiani sul piano internazionale; l'adozione della ferma biennale per tutte le armi (ad esclusione dei carabinieri), con estensione dell'obbligo di leva a tutti i cittadini;

  • l'incremento degli stanziamenti ordinari di bilancio mediante assegnazioni straordinarie (che raggiunsero la cifra di 553 milioni) ripartite in più esercizi;

  • l'integrazione con mitragliatrici dell'armamento della fanteria e della cavalleria;

  • la progressiva sostituzione del traino animale con il traino meccanico, entro i limiti dell'ancora scarso sviluppo di questo nuovo e modernissimo mezzo tecnico;

  • una prima creazione di una organizzazione aerea;

  • l'ammodernamento ed il potenziamento organico delle varie specialità di artiglieria (da campagna, a cavallo, da montagna, pesante campale e d'assedio);

  • l'organizzazione, su razionale pianificazione, dei servizi di campagna.

Questo vastissimo e complesso programma fu affrontato con il più grande impegno e con fervore di passione dai Generali Spingardi e Pollio; ed anche se esso non fu esattamente a punto, per una serie di imprevedibili circostanze e di nuove situazioni, al preciso momento dello scoppio del conflitto mondiale, va riconosciuto quale altissimo loro merito e quale titolo all'imperitura riconoscenza del Paese e dei posteri, il fatto che essi riuscirono a dare all'Esercito una intelaiatura strutturale che consentì ad esso di non soccombere al confronto con agguerritissimi avversari ed, anzi, di affrontare la durissima prova dei più impegnativi campi di battaglia, in condizioni di evolvere gradualmente e di concludere vittoriosamente la immane, gigantesca lotta. Le riforme Spingardi-Pollio, sanzionate dalle Leggi 1909-19io, nel campo prettamente ordinativo portarono, limitatamente ai più salienti e significativi risultati, alle seguenti realizzazioni:

  • istituzione permanente di 4 Comandi di Armata, precedentemente previsti solo per mobilitazione;

  • riconoscimento legale della Commissione Suprema Mista per la Difesa dello Stato e del Consiglio dell'Esercito, quest'ultimo, allora, organo consultivo del Ministro della Guerra, costituito: dal Sottosegretario al Dicastero della Guerra (Esercito), dal Capo di S. M. dell'Esercito, dai Generali di Corpo d'armata designati d'Armata, dai Direttori Generali dei vari Servizi;

  • aumento di un reggimento alpini, per cui dai 7 reggimenti si passava ad 8, con un totale di 26 battaglioni comprendenti 78 compagnie;

  • creazione del IV battaglione ciclisti nei 12 reggimenti bersaglieri;

  • modifiche all'ordinamento della cavalleria che passava da 24 reggimenti su 6 squadroni ciascuno a 29 reggimenti su 5 squadroni, ed a 3 Divisioni in sostituzione dell'unica di riserva precedentemente prevista;

  • potenziamento dell'artiglieria, mediante:

    • la creazione di 12 nuovi reggimenti da campagna. La consistenza complessiva della specialità raggiunse, così, 36 reggimenti: 12, su 6 batterie, di Corpo d'armata e 24, su 5 batterie, divisionali;

    • il rafforzamento del reggimento a cavallo, portato da 6 ad 8 batterie su 4 pezzi;

    • la creazione di un 2° reggimento da montagna su 12 batterie (il 3° reggimento fu costituito nel febbraio 1915);

    • la riunione, sotto l'unica denominazione di artiglieria da fortezza, di 10 reggimenti comprendenti nel complesso 33 gruppi dei quali 18 da fortezza e 15 da costa. Il 10° reggimento della specialità ebbe la qualifica di reggimento di assedio;

    • la creazione dei primi due reggimenti di artiglieria pesante campale, su 5 gruppi di 2 batterie ciascuno (3 di obici, 2 di cannoni): complessivamente 20 batterie;

    • la istituzione del Corso superiore tecnico e del Servizio tecnico di artiglieria (Legge 10 luglio 1910);

    • la creazione, nel 1914, delle prime sezioni aerostatiche per l'osservazione generica del campo di battaglia e per quella specifica del tiro di artiglieria nel settore carsico e nella piana veneta, ove il terreno non presentava osservatori terrestri di buone possibilità. Queste sezioni furono precorritrici dell'attuale osservazione aerea di artiglieria;

  • adeguamento del genio mediante:

    • la trasformazione della Brigata ferrovieri in reggimento (il 6° genio) comprendente 6 compagnie ferrovieri, 2 compagnie automobilisti ed un deposito;

    • la creazione di un Battaglione specialisti del genio », formato da 5 compagnie specialisti, una sezione radiotelegrafica, una sezione fotografica, una sezione aviazione, una compagnia treno.

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