Il 1916 è per l'Italia il secondo anno di guerra e nel più ampio quadro europeo, l'anno si apriva in un clima di grande incertezza. Nessuno dei contendenti era riuscito ad infliggere all'avversario il colpo decisivo, nè un vero coordinamento degli sforzi era stato raggiunto fra le nazioni alleate che si fronteggiavano.
La presa di Gorizia era per il Comando Supremo Italiano un obiettivo accarezzato da tempo e che sembrava anche di facile portata.
Nei primi mesi dell'anno i tedeschi avevano lanciato la loro formidabile azione su Verdun che aveva assorbito enormi quantità di uomini e materiali e che aveva scatenato le richieste Francesi di offensive locali di alleggerimento agli alleati. Gli Italiani avevano aderito alle richieste con la quinta battaglia dell'Isonzo, una operazione condotta senza obiettivi strategici se non l'impegno delle forze avversarie e che non aveva dato alcun risultato di rilievo.
Dal canto loro gli Austro Ungarici avevano risposto con la temibile "Strafe Expedition", spedizione punitiva, che avrebbe dovuto rompere il fronte trentino ed aprire la via della pianura chiudendo il grosso del nostro esercito nel veneto.
La situazione iniziale
Accortosi che l'azione nemica era oramai in via d'esaurimento senza aver colto gli obiettivi strategici che si era posta, il Generale Luigi Cadorna impartì alla 3^ Armata le disposizioni di massima per disporsi alla battaglia per Gorizia. Già dal mese di giugno, nel segreto più totale uomini e mezzi presero ad affluire nelle retrovie della Grande Unità prescelta per l'azione, sguarnendo il fronte trentino, ancora coinvolto nel contenimento della fase finale dell'offensiva Austro Ungarica.
Gorizia, posta sulla riva sinistra dell'Isonzo era difesa da un campo trincerato tenuto dalla 58^ divisione austriaca, schierata sulla riva destra del fiume ed ancorato a nord al Monte Sabotino e chiuso a Sud, fuori dall'abitato di Lucinico. Una serie di rilievi come "Il dosso del Bosniaco", "Oslavia" ed il suo abitato, il "Podgora", il "Peuma", il "Monte Calvario", il villaggio di Grafenberg, irrobustivano la ridotta difensiva che impediva l'accesso agli otto ponti sull'Isonzo.
11^ Divisione
Brigata "Cuneo"
(7° e 8° ftr.)
Brigata "Treviso"
(99° e 100° ftr.)
12^ Divisione
Brigata "Casale"
(11° e 12° ftr.)
Brigata "Pavia"
(27° e 28° rgt.)
24^ Divisione
Brigata "Abruzzi"
(57° e 58° ftr.)
Brigata "Lambro"
(205° e 206° rgt.)
43^ Divisione
Brigata "Pescara"
(211° e 212° ftr.)
Brigata "Etna"
(223° e 224° rgt.)
45^ Divisione
Brigata "Toscana"
(77° e 78° ftr.)
Brigata "Trapani"
(149° e 150° rgt.)
Brigata "Campobasso"
(229° e 230° rgt.)
48^ Divisione
Brigata "Genova"
(97° e 98° ftr.)
Brigata "Taranto"
(143° e 144° rgt.)
L'intenzione Italiana
Il piano operativo italiano prevedeva, per la prima volta dall'inizio delle ostilità, una grande concentrazione di forze e di mezzi allestita per l'occasione. Il VI corpo d'Armata articolato inizialmente su quattro divisioni di fanteria (45^, 24^, 11^ e 12^) al comando del Generale Capello ricevette il compito di espugnare la città e di proseguire in profondità l'azione, nell'intento di spezzare l'Isonzo Armee (5^ Armata del Generale Boroevìc) e piegare su Trieste.
Il movimento delle otto Brigate impegnate nell'operazione sarebbe stato preceduto ed accompagnato da un continuo ed aderente fuoco d'artiglieria che avrebbe aperto la strada e quindi protetto ed agevolato il movimento delle fanterie. Le quattro divisioni dovevano aprirsi ciascuna un passaggio per raggiungere e superare l'Isonzo, entrare in città e proseguire oltre l'abitato.
Alla 45^ venne assegnato come obiettivo iniziale il Monte Sabotino, alla 24^ Oslavia, all'11^ l'abitato di Grafenberg ed il concorso nell'attacco al Podgora e Monte Calvario da condurre con la 12^.
La prima fase
All'alba del 6 agosto 1916 oltre 1200 bocche da fuoco iniziarono un violento tiro di distruzione sulle attonite truppe imperiali. Nessuno nel campo avverso si aspettava un'offensiva così a ridosso dell'appena conclusa "Strafe Expedition".
Il fuoco italiano viene diretto sui posti comando e gli osservatori nemici, poi sugli ostacoli passivi e sulle trincee. Alle 16.00 scattano le fanterie che ottengono risultati diversi: mentre sul Sabotino la 45^ divisione raggiunge gli obiettivi in meno di un'ora, al centro la resistenza degli austro ungarici ostacola le Brigate dell'11^, 12^ e 24^ Divisione che raggiungono soltanto in parte gli obiettivi assegnati.
A sud, nel settore di competenza del XI Corpo d'Armata al termine della prima giornata di combattimenti cade in mano italiana, ad opera dei fanti delle Brigate "Catanzaro", "Brescia" e "Ferrara" il Monte San Michele sulla riva sinistra dell'Isonzo. Nei combattimenti che seguono l'occupazione del monte cade da eroe Enrico Toti, il Bersagliere volontario con una gamba sola.
Reazione austroungarica
Alla sera del 6 agosto agli Austriaci la situazione appare difficile ma non compromessa.
Nella notte fra il 6 ed il 7 agosto e per tutta la giornata del 7 gli austroungarici contrattaccano su tutta la linea le forze italiane ma salvo alcuni locali successi nella zona di Oslavia e del villaggio di Grafenberg, sono contenuti e respinti.
Il Generale Zeidler, Comandante la 58^ Divisione chiede ed ottiene di abbandonare la testa di ponte. Nella notte sull'8 Agosto i reparti austriaci abbandonano le posizioni tenacemente difese lasciando un velo di truppe in copertura e distrutti gli 8 ponti ripiegano sulla riva sinistra dell'Isonzo.
Sforzo Italiano
Il VI Corpo d'Armata Italiano immette in combattimento la 43^ Divisione che affianca la 24^. Le divisioni italiane serrano sotto e a sera del giorno 8 raggiungono combattendo e rastrellando il terreno, la sponda dell'Isonzo: sono i fanti della "Pavia" e "Casale", della "Treviso" e "Cuneo", della "Abruzzi" e "Lambro", della "Pescara", "Campobasso", "Toscana", "Trapani".
Hanno combattuto per tre giorni consecutivi occupando ordini successivi di trinceramenti ben organizzati e difesi, hanno stanato i difensori dalle loro opere e camminamenti, hanno contenuto e respinto i loro disperati contrattacchi e finalmente sono giunti al fiume.
Il Generale Capello che ha intuito il momento di crisi del nemico incita i suoi Comandanti a proseguire lo sforzo, a raggiungere la corona di monti che stanno ad oriente di Gorizia.
Occupazione della città
La pressione italiana sul fiume risulta insostenibile per gli Austriaci che alle 18.00 dell'8 agosto decidono di abbandonare Gorizia ed iniziano un ordinato ripiegamento su nuove posizioni arretrate ed organizzate sul Monte Santo, San Gabriele, San Marco e Santa Caterina.
Le unità italiane nel frattempo vengono riordinate in due Corpi d'Armata, VI ed VIII ambedue al comando del Generale Capello, con le Divisioni 24^, 43^ e 45^ ed 11^, 12^ e 48^.
Nella notte fra l'8 ed il 9 il genio ripara i ponti e getta passaggi di fortuna. Sotto il tambureggiante fuoco nemico le unità italiane passano l'Isonzo a Salcano, San Mauro, mentre a sud il 28° "Pavia" che aveva già passato l'Isonzo nella notte fra il 7 e l'8 preme verso la stazione ferroviaria. Il Sottotenente Aurelio Baruzzi con un colpo di mano sblocca l'ultimo ridotto austriaco, cattura 200 soldati nemici ed issa la bandiera italiana sulla Stazione. Gorizia è nostra.
(fonte: La conquista di Gorizia - USSME - Ten.Col. F. Zingales)