"Nobis incedentibus rupes ruunt"
Medaglia d'Oro al Valor Militare
Decreto 8 febbraio 1945
Per il superbo comportamento dei gruppi "Conegliano" e "Udine" durante la campagna italo-greca. Frammisti agli alpini, nel valore e nel sacrificio, costituirono con le loro batterie, sui Mali, allo Schindeli, al Golico, come già sul Pindo i nuclei dai quali partiva l'offesa e sui quali si infuriò la resistenza e prese slancio il contrattacco. Col tiro dei pezzi, come con la baionetta e la bomba, furono valorosi tra i valorosi, alpini tra gli alpini (Fronte greco: Pindo - Malì - Schindeli - Golico, 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941).
Medaglia d'Oro al Valor Militare
Decreto 31 dicembre 1947
Magnifica compagine di armi e di spiriti, ancor più rinsaldata dai fasti gloriosi della campagna di Albania, coi gruppi "Conegliano", "Udine", "Val Piave", 77° batteria controcarro, 45° e 47° batterie contraeree, accorreva attraverso tempeste di neve e di gelo a fermare il nemico che, potentissimo per uomini e mezzi, avanzava in altro settore del fronte. Per trenta giorni le batterie del Reggimento, nella piena crudezza dell'inverno russo, senza ripari né ricoveri nella steppa innevata, manovravano impavide, benché duramente colpite, e ricacciavano ovunque l'avversario nel corso di disperati furibondi combattimenti infliggendogli perdite sanguinose. Soltanto quando il nemico era da più giorni alle spalle, il Reggimento, per ordine ricevuto, iniziava il ripiegamento. Benché stremati, gli artiglieri alpini del 3°, con sovrumana forza di volontà, frammischiati agli alpini, riuscivano ad aprirsi un varco attraverso l'accerchiamento nemico, col sacrificio di molti, col valore di tutti. Confermavano così le più pure tradizioni di valore, di abnegazione e di sacrificio dell'Artiglieria alpina italiana (Fronte russo, 15 settembre 1942 - 1° febbraio 1943).
Medaglia d'Argento al Valore dell'Esercito
Decreto 2 dicembre 1977
Unità tragicamente colpita negli uomini e nelle infrastrutture dal sisma del 6 maggio 1976, interveniva immediatamente, con la totalità dei superstiti, nell'opera di soccorso alla popolazione di Gemona. Sotto la guida dei Comandanti di ogni grado, il personale si prodigava incessantemente per giorni e notti, operando in condizioni di estrema difficoltà ed esponendo la propria vita a manifesto rischio, a causa del perdurare delle scosse e dei crolli, per estrarre dalle macerie i sepolti vivi e, successivamente, i morti. Contribuiva così in modo determinante a ridurre i danni provocati dalla grave sciagura. Rifiutando l'avvicendamento, persisteva nell'opera di soccorso, dando prova di eccezionale saldezza morale (Gemona del Friuli, 6 maggio - 23 giugno 1976 - al Gruppo di artiglieria da montagna "Conegliano").