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Università di Padova e COMFOPNORD per uno sguardo di genere nella risoluzione di disparità e conflitti.

Gen. Sperotto: "Il criterio cardine che ci deve ispirare è quello dell’efficienza"

​Il Comando Forze Operative Nord, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, ha organizzato presso l’Aula Magna di Palazzo “BO” un convegno dal titolo “Sisters in arms. Per uno sguardo di genere nella risoluzione di disparità e conflitti.”

Il 20 ottobre del 1999, con la legge 380/99, l’Italia si è allineata ad altre Nazioni della NATO aprendo le porte delle Forze armate e della Guardia di finanza all’arruolamento delle donne. Da allora la componente femminile si è affermata – non solo in ambito nazionale – quale risorsa fondamentale nelle operazioni di peace-keeping e peace-building, grazie al ruolo strategico nell’interazione con la popolazione civile locale.

Anche a seguito dell’approvazione, il 31 ottobre del 2000, della Risoluzione ONU 1325 su “Donne, Pace e Sicurezza”, che ribadisce l’importanza dell’intervento femminile nei processi di prevenzione e risoluzione dei conflitti e sancisce la necessità di promuovere una prospettiva di genere nelle Forze armate, il tema delle pari opportunità ha acquistato crescente rilevanza nell’ambito della Difesa.

Moderatore del convegno il giornalista di RAI DUE Fabio Chiucconi che ha introdotto il tema dando la parola alla Prorettrice alle relazioni sociali, culturali e di genere, Annalisa Oboe, la quale ha messo in risalto come “le studentesse che entrano all’Università sono più numerose dei colleghi maschi, hanno un rendimento medio superiore e si laureano in meno tempo, ma poi la loro carriera subisce un brusco arretramento a partire del dottorato in ricerca fino all’assegnamento di una cattedra dove il rapporto è 4 a 1 a favore degli uomini”.

Il Tenente Colonnello Rosa Vinciguerra, Capo Sezione “Pari opportunità e prospettiva di genere” dello Stato Maggiore della Difesa, ha messo in evidenza come l’ingresso della componente femminile nelle Forze Armate ha imposto un radicale cambiamento soprattutto nella mentalità. La presenza, ad oggi di 16.000 cittadine italiane con le stellette, ha richiesto un cambiamento di approccio nella gestione delle risorse umane, sia per quanto riguarda la vita all’interno dell’organizzazione sia per l’aspetto legato all’impiego congiunto durante i loro compiti istituzionali.

La presenza femminile nello strumento militare ha altresì agevolato l’approccio con la componente femminile delle popolazioni incontrate durante lo svolgimento delle varie missioni all’estero, tanto da facilitare il raggiungimento degli obiettivi della missione attraverso il contatto diretto con una particolare parte della popolazione altrimenti non raggiungibile. Concetto, quest’ultimo che è stato confermato e rafforzato dal Generale di Corpo d’Armata Amedeo Sperotto, il quale nel suo intervento ha portato le esperienze vissute quale comandante del Provincial Recostruction Team a Herat in Afghanistan dove la presenza militare femminile ha permesso di far cadere molte barriere ideologiche e di costruire insieme alla popolazione afghana un reciproco rapporto di fiducia e rispetto.

Per il Generale “…il criterio cardine che ci deve ispirare è quello dell’efficienza: se un soggetto dimostra la piena capacità di svolgere un compito affidatogli, il fatto che sia uomo o donna non deve avere alcuna rilevanza nella valutazione di merito”.

Presenti alla conferenza numerose donne militari, di ogni ordine e grado, in rappresentanza di tutte le donne in uniforme nell’Esercito, fra cui Francesca Dallapé, tuffatrice e campionessa olimpica.

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