Il pugilato iniziò a far parte del programma olimpico nel 668 a.C..
Non erano previste categorie di peso e per questo motivo, la disciplina, a livello agonistico elevato, era riservata a soggetti di taglia notevole.
Bisogna giungere al 1719 per vedere nascere a Londra una scuola moderna di pugilato.
Nel 1743 venne introdotto un codice di regole che includevano l'identificazione di un ring delimitato da corde, la presenza di due secondi che potessero assistere il pugilatore, l'identificazione di un arbitro per il giudizio e di un altro arbitro che controllasse il tempo.
Inoltre vennero indicati i colpi vietati e cioè: colpi portati con la testa, coi piedi e le ginocchia e i colpi sotto la cintura.
Era inoltre prevista la sospensione dell'incontro per 30 secondi quando uno o entrambi i pugilatori erano a terra.
Trascorsi i 30 secondi si contavano 8 secondi: chi non era in grado di riprendere era sconfitto.
Non vi era però limite alla durata dei combattimenti.
Successivamente, vennero introdotte tre categorie di pesi (massimi, medi e leggeri), venne stabilito il conteggio dei 10 secondi per il KO e l'obbligo per l'atro pugile di allontanarsi senza colpire il pugile caduto, anche se questo aveva solo un ginocchio a terra.
Bisogna arrivare ai primi del 1900 per la creazione di altre categorie (medio-leggeri, piuma, gallo, mosca e medio-massimi) e per limitare la durata degli incontri: 20 riprese, 15 per gli incontri validi per titoli europei e mondiali, 12 per titoli nazionali.
Limitando la durata dell'incontro, si imponeva la necessità di individuare criteri per la vittoria ai punti.
Le categorie:
- Minimosca 48 kg
- Mosca 51 kg
- Gallo 54 kg
- Piuma 57 kg
- Leggeri 60 kg
- Welter 64 kg
- Superwelter 69 kg
- Medi 75 kg
- Mediomassimi 81 kg
- Massimi 91 kg
- Supermassimi over 91 kg