Di fronte alle terribili esperienze della guerra di trincea, capace di ingoiare migliaia di uomini in pochi minuti di combattimento, in spazi ristretti e senza nessun risultato per l'attaccante, sia gli Stati Maggiori che le minori unità cercarono soluzioni proprie, intese a ridurre le perdite terribilmente alte che i reggimenti di fanteria erano costretti a sopportare per occupare poche decine di metri di terra di nessuno.
Ecco in poche righe la breve storia di questa specialità, nata e scomparsa fra il 1917 ed il 1920.

Partendo dall'esempio delle "Sturmtruppen" avversarie, sorta di "super fanteria", i comandi italiani fin dal 1915 emanarono direttive volte alla creazione di unità d'assalto o esploratori. Fra tali reparti della forza di un plotone per reggimento di fanteria, spicca la Compagnia Baseggio, dal nome del suo comandante.
Nell'ottobre 1915, su autorizzazione del Comando Supremo, il Capitano Cristoforo Baseggio costituì a Strigno in Val Sugana, una compagnia autonoma di Esploratori Arditi, della forza di circa 500 uomini e si distinse subito in diverse azioni locali.
Soltanto nel 1917 però in ambito 2^ Armata, comandata dal Gen Luigi Capello, prende corpo il progetto di costituire una unità speciale, adatta ad aprire la strada alla fanteria di linea.
Il Colonnello Bassi costituisce una scuola a Sdricca di Manzano (UD) dove inizia un addestramento realistico per i suoi "arditi".
La prima unità, ha la forza di una compagnia su quattro plotoni di fanteria, una sezione mitragliatrici, una sezione di artiglieria da montagna con due pezzi da 65/17.
Valutata sia da Capello che dal Generale Grazioli, Comandante della Brigata Lambro prima e poi della 48^ Divisione, l'unità si espande fino a formare un "riparto" della forza di un battaglione.
Presentata al Re a Sdricca di Manzano (UD) il 29 luglio 1917 con una esercitazione a fuoco, l'unità, denominata I reparto d'assalto, riscuote notevole successo e viene seguita dalla costituzione di un II "riparto".
Il primo impiego è per la battaglia della Bainsizza, il 18 e 19 di agosto. L'esito vittorioso, sancisce la nascita di ulteriori reparti in ambito 2^ armata e l'ordine di costituire reparti arditi presso ciascuna delle altre armate.
Nuovi reparti arditi vengono costituiti entro la fine dell'anno. L'impiego non è sempre indovinato. Spesso i reparti arditi saranno impiegati come unità di fanteria in difensiva pur non avendone le capacità.
Dopo il disastro di Caporetto, il cambio nel Comando Supremo, anche gli Arditi vengono riordinati.
Il Comando Supremo cerca di mettere ordine fra le unità, ciascuna con organici, armamento, tecniche di impiego ed uniformi proprie; i reparti vengono così rinumerati una prima volta, quindi assegnati ai Corpi d'Armata. Successivamente poi assumono la numerazione del Corpo d'Armata di dipendenza e vengono ordinati in tre compagnie con tre sezioni mitragliatrici, sei sezioni pistole mitragliatrici ed altrettante di lanciafiamme.
L'armamento individuale passa dal solo pugnale e petardo
Thevenet a prevedere anche il moschetto 91 TS, versione accorciata del fucile modello 91. L'uniforme resta la stessa ma, per penuria di materiali viene introdotta la camicia grigioverde di flanella con cravatta nera ed il fez nero anch'esso, come copricapo unificato per la truppa. Appare anche un "sacco da Ardito", zainetto tascapane che possa contenere un minimo di sostegno logistico.
Tornati in combattimento, dal 10 giugno del '18 nove reparti vengono destinati alla costituzione della Divisione d'Assalto "A" poi denominata 1^, seguita quindici giorni dopo dalla 2^ Divisione d'Assalto con la quale venne creato un Corpo d'Armata d'Assalto.
A fine guerra i reparti d'assalto erano ben trentanove, 12 nelle divisioni d'assalto, 14 nelle armate, 9 reparti di complementi e quattro all'estero (Francia, Albania e Macedonia).
Rapidamente smobilitati nel dopoguerra, la sola 1^ divisione partecipò al ciclo operativo di riconquista della Libia venedo a sua volta sciolta nel 1920.
Gli sopravvive per pochi mesi un "Reggimento d'assalto impiegato in Albania e disciolto a fine 1920 in veneto.