La Terza battaglia dell'Isonzo fu combattuta tra il 18 ottobre e il 4 novembre 1915, dopo circa due mesi e mezzo di relativa tregua per ricostituirsi dalle perdite sofferte nelle due precedenti battaglie.
Il generale Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano, questa volta puntò molto sulla preparazione díartiglieria prima dell'attacco e riscuÏ a schierare 1.200 bocche da fuoco.
Alle ore 12:00 del 18 ottobre l'artiglieria italiana cominciò a colpire Doberdò del Lago e il Monte San Michele mentre l'aviazione italiana faceva da osservatore sorvolando le linee nemiche (trimotori Caproni).
Le brigate Re e Pistoia attaccarono ben presto il nemico nella zona di Podgora ma i contrattacchi austro-ungarici, che rioccupavano quasi subito le posizioni perse, e il clima sfavorevole impedirono agli italiani di conseguire gli obiettivi prefissati.
La 4^ Divisione italiana tentò invano di conquistare il Monte Sabotino, mentre la brigata Lombardia ottenne dei risultati presso Oslavia, ma vennero ricacciati dal paese da un contrattacco il giorno seguente. Vi furono parziali successi sul Monte Sei Busi, a Selz e a Monfalcone.
Le trincee austriache del Monte San Michele furono ripetutamente conquistate e perdute da cruenti contrattacchi nemici mentre gli italiani ebbero modesti risultati sulle teste di ponte di Plava e Tolmino. Grazie a estesi bombardamenti, gli italiani avanzarono a Plava, sul bordo meridionale della piana della Bainsizza, e sul Monte San Michele, punto focale dell'avanzata per aggirare il grosso delle forze che difendevano Gorizia: l'altura fu scenario di feroci attacchi e contrattacchi tra la 3^ Armata italiana e i rinforzi austro-ungarici appena arrivati su ordine di Boroevic, dai fronti orientale e balcanico, con un alto costo di vite umane da entrambe le parti. Il Monte Sei Busi, difeso strenuamente dalla 106^ Divisione di fanteria austro-ungarica, fu il teatro di quattro sanguinosi assalti all'arma bianca.
Gli italiani ebbero 20.404 caduti, 44.290 feriti, 2.314 dispersi.