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<< Il 1918 | Gli altri fronti​

Nella situazione di caos creatasi in Albania subito dopo lo scoppio della guerra, l’Italia, particolarmente interessata ad impedire che la sponda orientale del Canale d’Otranto cadesse in mano di una qualsiasi grande Potenza, occupò dapprima l’isolotto di Saseno e subito dopo (29 dicembre 1914) Valona, sbarcandovi il 10° reggimento bersaglieri e una batteria da montagna. Gli Austro-Tedeschi iniziarono l’8 ottobre del 1915 l'offensiva a fondo contro i Serbi, con l’aiuto dei Bulgari. Lo sbarco di un primo contingente franco-inglese a Salonicco non servì a mantenere aperta ai Serbi la via di ritirata ed essi furono costretti a cercare scampo verso i porti albanesi.


L’Italia si assunse allora il difficile compito di proteggere la ritirata dei Serbi e l’imbarco dei resti del loro esercito. Fu costituito quindi un Corpo d’occupazione dell’Albania, composto di una divisione su tre brigate, una delle quali doveva portarsi a Durazzo, mentre le altre due avrebbero garantito il possesso di Valona. Dal 3 al 9 dicembre 1915 la brigata Savona, con una difficile marcia, da Valona raggiunse Durazzo, dove si sistemò a difesa per proteggere il riordinamento e l’imbarco dei Serbi, operazione che venne ultimata il 9 febbraio 1916; dal 23 al 26 febbraio anche la brigata Savona, che aveva trattenuto gli Austriaci per altre due settimane, si imbarcava sotto la protezione di unità della flotta. Rimaneva in possesso italiano la baia di Valona. Le forze italiane in Albania vennero gradualmente aumentate, raggiungendo la consistenza di un Corpo d’Armata (XVI) di circa 100.000 uomini, su tre divisioni. Essendosi intanto il Corpo di spedizione interalleato di Salonicco (Armata d’Oriente) spinto verso occidente, le truppe d'Albania prendevano contatto con esso ad Erseke, costituendo così un fronte continuo dall’Adriatico all’Egeo. Tentativi austriaci contro le posizioni italiane nella seconda metà del 1917 venivano respinti; nel maggio 1918 una azione combinata di reparti italiani e francesi sulla destra dell’Ossum e verso la Tomoritza riuscì a rendere più sicura la strada Erseke-Salonicco. Il 6 luglio 1918 venne lanciato un attacco di quattro colonne italiane, appoggiate sulla destra dai Francesi, contro le due ali della Malakastra. L’attacco riuscì sulla sinistra, la cavalleria italiana raggiunse il campo d'aviazione di Fieri e tutte le truppe poterono avanzare occupando Berat e raggiungendo la piana del Semeni. Una controffensiva austriaca determinò poi un parziale ripiegamento sulle posizioni difensive della Malakastra. Alla fine di settembre, in connessione con l’offensiva dell’Armata d’Oriente, il XVI Corpo d’Armata riprendeva l’avanzata, occupando Durazzo il 14 ottobre, Tirana il 15, Scutari il 31 ed infine Dulcigno ed Antivari il 3 novembre.


Costituitasi sul fine del 1915 l’Armata d’Oriente, i Governi alleati fecero ripetute insistenze presso quello italiano affinché inviasse truppe in Macedonia. Il 9 agosto 1916 iniziò quindi il suo imbarco a Taranto la 35a divisione (2 brigate di fanteria e 4 gruppi da montagna) che si schierò il 25 agosto sulla Krusa-Balkan, fronte di 48 km. Ad ottobre venne rinforzata con una terza brigata e, successivamente, raggiunse la consistenza di un Corpo d’Armata. La divisione partecipò nel settembre dello stesso anno ad una azione controffensiva; venne quindi trasferita nel settore di Monastir dove, con l’azione della brigata Cagliari attraverso i monti Baba, aprì il 16 novembre la via di Monastir alle truppe franco-serbe. All’inizio del 1918 la 35a Divisione passò nel settore della Cerna, sostituendo in linea due divisioni francesi e una serba: in questo settore gli italiani si trovarono a fronteggiare non più i Bulgari, ma i Tedeschi. Dopo otto attacchi tedeschi in due mesi vi fu, nel maggio, un tentativo offensivo interalleato: esso non riuscì ed i soli Italiani vi persero circa 3.000 uomini. Il 15 settembre l’Armata d’Oriente prese l’offensiva e sfondò il fronte avversario. La 35a Divisione scacciò i Tedeschi da M. Kalabach, raggiunse Kruscevo attraverso i Baba Planina e il 29 attaccò la posizione di Sop, dove caddero in mano italiana 8.000 Bulgari con 11 cannoni.​


Nel novembre 1917, a seguito della penuria di materiali di vario genere verificatisi in Italia dopo la 12a battaglia dell’Isonzo, venne inviato a Parigi il generale Dallolio per trattare la cessione di materiale bellico. Il Governo francese aderì, ma chiese, come contropartita, l’invio di 10.000 operai italiani da adibire al caricamento dei proietti di artiglieria. Il contingente fu formato con militari permanentemente inabili alle fatiche di guerra o appartenenti a classi anteriori al 1879; organizzato in 70 centurie, prestò un ottimo servizio negli stabilimenti dipendenti dal Ministero francese delle Armi e delle Fabbricazioni di guerra. Successivamente il Governo francese chiese al Governo italiano la concessione di 50.000 uomini, da adibire come lavoratori nelle sistemazioni difensive. Il Governo italiano aderì e, nel gennaio 1918, il contingente richiesto partì per la Francia. Nacquero così le T.A.I.F. (Truppe Ausiliarie Italiane in Francia); agli ordini di un generale ispettore, furono organizzate in 4 raggruppamenti, 20 nuclei, 200 compagnie. Vennero impiegate per la costruzione di opere difensive, sistemazione di campi d’aviazione, costruzione e sistemazione di strade nella zona d’operazioni, costruzione di ferrovie, stendimento di linee telefoniche nella zona di combattimento, impianto di parchi di artiglieria e del genio. Nell’aprile l'Italia inviò in Francia il II Corpo d’Armata su due divisioni di fanteria, un raggruppamento di artiglieria, un gruppo squadroni di cavalleria e unità di servizi. Le divisioni vennero inviate in linea ad ovest di Verdun, fra Avocourt e Boureilles. Tra l’11 e il 19 giugno il II Corpo d’Armata si schierò ad occidente di Reims, su un fronte di 12 chilometri, a cavallo dell’Ardre e quindi a sbarramento della più diretta via di penetrazione su Epernay. Tra la fine di giugno e i primi di luglio si ebbero i primi scontri con i Tedeschi nella zona della “Montagna di Bligny”. Il 15 luglio i Tedeschi sferrarono la loro ultima offensiva. Ad ovest di Reims attaccarono fra Vrigny e Jaulgonne, investendo il II Corpo italiano e il V francese. Dopo due giorni di accaniti combattimenti, le truppe italiane riuscirono ad arrestare sulle seconde linee l’attacco germanico. Il 21, il Comando tedesco ordinava alle sue truppe, che più a occidente avevano varcato la Marna, di ripiegare facendo perno sul settore dell’Ardre, dove pertanto i combattimenti con le truppe italiane proseguirono fino al 24. Ad agosto il II Corpo, rinsanguato con altri 22.000 uomini circa, venne inviato nell’Argonne, ma in settembre tornò alle dipendenze della 5a Armata francese, per prendere parte all’offensiva contro il saliente di Laon. Si schierò nel settore dell’Aisne, ad est di Soissons. Il 26 settembre aveva inizio l'offensiva alleata e il II Corpo italiano vi partecipava alle dipendenze, successivamente, delle Armate francesi 5a, 10a e 3a. Conquistata la formidabile posizione dello Chemin des Dames, raggiunta e superata l’Ailette, le truppe italiane pervenivano il 14 ottobre alle paludi di Sissonne. Il 4 novembre, data che segnava la fine della guerra contro l’Austria, il II Corpo riprendeva l’avanzata contro i Tedeschi, avanzata che ben presto si tramutava in inseguimento: l’11 novembre raggiungeva la Mosa, ove veniva issata la Bandiera italiana nel momento in cui cessavano le ostilità.