I Gradi della gerarchia militare che oggi sono in uso nell'Esercito Italiano, affondano le radici del loro significato almeno negli ultimi sei secoli di storia.
Finito l'Impero Romano, polverizzato il potere centrale in tanti piccoli regni, ducati o repubbliche, perduta la necessità e la capacità economica e politica di tenere alle armi grossi contingenti di truppe, bisogna far passare un migliaio di anni prima che in Italia si vada ricostituendo una struttura militare di qualche rilievo.
In pieno Medio Evo le truppe di quasi tutti i paesi europei erano per lo più mercenarie. Meno costose delle unità nazionali tutte da creare, equipaggiare e addestrare, risultavano però poco affidabili in combattimento. Problema davvero rilevante per i Governanti che avessero un minimo di ambizione. Non era raro infatti che invece di battersi fra loro, milizie mercenarie schierate su fronti opposti si incontrassero in amicizia sul campo di battaglia, quando, per effetto di ingaggi successivi, non disertavano del tutto la scena, lasciando malcapitati Signori alla mercé dell'avversario.
La necessità di ordinare le proprie genti per la guerra divenne quindi un'esigenza di sopravvivenza e questa fu la molla che fece scattare la ricostruzione delle catene gerarchiche nazionali.