
Una canzone popolare cantata dai soldati di fine ottocento diceva in
uno dei suoi ritornelli “…le stellette che noi portiamo son disciplina,
son disciplina….” Ed in effetti è proprio così.
Le “stellette” a
cinque punte sul bavero delle uniformi furono prescritte la prima volta
per gli Ufficiali di Fanteria nel 1871 con la “Istruzione sulla divisa
degli Ufficiali di Fanteria” approvata con R.D. del 2 aprile di
quell’anno.
Con “Istruzione” in data 5 agosto 1871 l’uso delle
stellette fu prescritto poi per gli Ufficiali di Stato Maggiore, dei
Bersaglieri, dell’Artiglieria e del Genio.

Con il R.D. del 2 settembre 1871, che approvava la “Istruzione sulla
divisa degli Ufficiali di Cavalleria”, fu prescritto che sul berretto il
“fregio” fosse composto da una “stella” con entro il numero del
reggimento, il tutto sormontato dalla Corona reale e vennero introdotte
le stellette a cinque punte sul bavero. Infine, con R.D. del 15 ottobre
1871 furono prescritte le “stellette” d’oro sul bavero delle giubbe dei
Generali.
Tali disposizioni furono uniformate con R.D. datato da
Firenze il 13 dicembre 1871, col quale fu disposto che “Tutte le persone
soggette alla giurisdizione militare, a mente dell’art. 323 del Codice
Penale Militare ….. porteranno come segno caratteristico della divisa
militare comune all’Esercito e all’Armata (antico nome della Regia
Marina), le stellette a cinque punte sul bavero dell’abito della
rispettiva divisa”. Per effetto di tale R.D. le “stellette”, prima
ornamento, diventarono segno distintivo del militare in attività di
servizio, di qualsiasi grado, arma e corpo.


Particolare il momento in cui tale distintivo entra in servizio.
Infatti proprio all’inizio degli anno settanta, il Ministro della Guerra
Generale Cesare Ricotti Magnani, con una serie di disposizioni
successive, elimina dalle Uniformi dell’Esercito molte delle prerogative
tipiche di tante unità dell’epoca come per esempio le uniformi verde
fiammante degli “Ussari di Piacenza” o quelle celesti dei Cavalleggeri
“Guide”. Ebbene proprio lui avrà la felice intuizione di apporre questo
simbolo sulle divise di chi è sottoposto a condizione militare. E se la
gran parte delle sue innovazioni uniformologiche avranno la durata del
suo stesso mandato, le stellette lo hanno felicemente superato in età,
rimanendo da allora il simbolo incontrastato della militarità.
Portate
in metallo o ricamate sui baveri delle giubbe e dei cappotti, le
stellette ben si adattarono e completarono le mostreggiature dei
reggimenti di Fanteria e Cavalleria e di tutte le Armi e Corpi
dell’Esercito. Realizzate in alluminio, a rilievo opache, oppure lisce e
lucenti, nel corso della seconda guerra mondiale, per penuria dei
materiali necessari alla loro produzione furono affiancate e sostituite
ovunque possibile dalla versione in filato di tessuto che ancor’oggi
spicca al bavero delle tute mimetiche.

Risulta però difficile, mancando documenti al riguardo, capire come
mai proprio la stella a cinque punte o pentalfa, venne decretata come
simbolo unitario delle Forze Armate. Già prima del 1871, gli Ufficiali
d’ordinanza del Re e dei principi portavano al bavero una stella a sei
punte; in quasi tutti gli Eserciti le “stelle” a cinque, sei, otto punte
furono e sono usate quali distintivi di grado così come su diverse
bandiere nazionali stelle a più punte campeggiano sui diversi colori.
Soltanto nelle FF.AA. italiane le “stellette”, oltre a indicare i gradi,
hanno il particolare significato del quale si è detto.

Peraltro, una donna formosa, con una stella in fronte o sulla corona
portata sul capo, era comune nelle figurazioni dell’Italia dell’800. E’
naturale che quella stella, decisamente vistosa, e che suggerì anche il
vocabolo “stellone”, sia assurta a simbolo delle fortune d’Italia.
Tanto da apparire al centro dello stemma “provvisorio” della Repubblica Italiana.