La battaglia fu combattuta tra il 9 novembre e il 25 dicembre 1917.
Dopo il forzamento del fronte dell’Isonzo nel settore tra Plezzo e Tolmino, avvenuta il 24 ottobre, da parte delle truppe austro-tedesche e il successivo ripiegamento generale ordinato iniziato il 27 ottobre 1917, il Comando supremo italiano tentò di imbastire una difesa lungo il Tagliamento (1°- 5 novembre) e poi sul fiume Livenza (6-8 novembre) ma poi si rese conto, di fronte alla necessità di salvare il resto dell’Esercito, di ritirarsi oltre il Piave.
Su questa linea si portarono, seguendo l’alta valle del Pive, la 4a Armata e il Comando truppe Carnia, mentre le retroguardie ancor efficienti della 2aArmata e le divisioni di cavalleria diedero protezione al movimento di destra della stessa 2a Armata e della 3a Armata che correvano il grave pericolo di essere aggirate.
Il 9 novembre tutte le truppe superstiti avevano raggiunto la sponda destra del Piave. Il comando austriaco, padrone della Val Sugana e della conca di Feltre decideva di proseguire l’offensiva sino alla totale distruzione dell’Esercito per costringere l’Italia, come già la Serbia, la Romania e la Russia ad uscire dall’Intesa.
L’attacco finale austriaco si svolgeva lungo tre direttive principali, il Gruppo Conrad che dal Trentino doveva puntare al piano, dirigendosi su Bassano, il dal Gruppo Krauss (4 divisioni) che doveva attaccare il massiccio del Grappa e la 14a Armata e il gruppo Boroevic che doveva forzare la linea del Piave per raggiungere il Brenta.
Tutta la fronte italiana venne cosi attaccata. Lungo l’intera linea, però, dell’altopiano al mare i reiterati attacchi e violenti assalti avversari furono inesorabilmente contenuti e respinti. Il 26 novembre, perciò gli austro-tedeschi sospesero le operazioni per rinforzare lo schieramento di artiglieria e ripresero ancora la battaglia il 4 dicembre.
La lotta si protrasse accanita e violenta sino al 25, ma ogni sforzo avversario risultò vano e si infranse contro la tenace, superba, eroica resistenza italiana. Lo schieramento dell’Esercito sulla linea Altipiani - Grappa - Piave fu il primo importantissimo passo per arginare la ritirata di Caporetto. Le truppe italiane, nonostante la grave sconfitta, sostennero con grande saldezza d’animo l’imminente scontro con il nemico, consapevoli che era venuto il momento dell’estremo sacrificio per difendere il territorio nazionale ormai invaso.
Le truppe risposero, quelle del Grappa e sul Piave erano le stesse già schierate sull’Isonzo e che avevano visto la rotta della 2a armata, le stesse che avevano compiuto un ripiegamento di un centinaio di chilometri, sotto la pressione del nemico. Sulla nuova linea risentiranno delle difficoltà nei rifornimenti, non fruiranno di turni di riposo né di licenze per tutto il periodo della battaglia d’arresto.
Il livello di forza presente nei reparti era largamente al di sotto dell’organico, ma il morale non vacillò. La riduzione del fronte consentì un minimo di tranquillità difensiva che aiutò a superare le prime settimane di battaglia. Si tornò così a una guerra di trincea, migliorando la resistenza delle linee, ricostituendo le forze con l’arrivo dei complementi e il recupero degli sbandati; il nemico, visto il fallimento degli sforzi offensivi tornò, anch’esso per il momento, alla guerra di trincea. La battaglia del Piave preparò efficacemente la definitiva sconfitta dell’Austria e fu una delle più importanti di tutto il conflitto; essa fece svanire per sempre la speranza di vittoria da parte degli Imperi Centrali.