Primo sbalzo offensivo
Il generale Cadorna nel maggio 1915 pianificò il primo sbalzo offensivo, secondo il concetto operativo che prevedeva un attacco principale sul fronte giulio per superare la linea dell'Isonzo (2ª e 3ª Armata), tendendo a raggiungere la linea della Sava, in direzione di Lubiana, attacchi secondari in Cadore (3ª Armata) e in Carnia (XII Corpo d’armata) i cui obiettivi erano Dobbiaco e l'apertura di uno sbocco che portasse in Carinzia. Sul fronte trentino (1ª Armata) le truppe dovevano tenere un atteggiamento difensivo.
Le truppe italiane, schierate sul fronte isontino, comprendevano 15 divisioni di fanteria, due gruppi alpini e due divisioni di cavalleria, raggruppate in due armate: la 2ª Armata (generale Frugoni) schierata da M. Maggiore a Prepotto (sul fiume Judrio) e la 3ª Armata (generale Emanuele Filiberto Duca d'Aosta) schierata da Prepotto fino al mare , con una forza complessiva di 249 battaglioni (più 89 di riserva), 110 squadroni di cavalleria (più 40 di riserva), 242 batterie d'artiglieria (più 74 di riserva). Alle truppe italiane si contrapponevano 79 battaglioni, 11 squadroni di cavalleria, 75 batterie d'artiglieria, al comando del generale Boroevic.
La posizione degli austriaci era estremamente vantaggiosa, perché permetteva loro di sfruttare le difese naturali offerte dalle zone montuose, bastavano poche truppe per difendere lunghi settori della frontiera.
In base ai piani di Cadorna le truppe italiane, il 24 maggio, irruppero lungo il confine. Sul fronte isontino conquistarono Caporetto, la zona tra l'Isonzo e lo Judrio, occuparono Cormons, Cervignano del Friuli e Grado. Nei primi giorni di giugno, vennero occupate Gradisca e Plava, oltre l'Isonzo. Furono poi occupati Monfalcone e, il 16 giugno 1915, parte del Monte Nero. Gli italiani ottennero anche Tolmino, le alture nelle vicinanze di Plezzo e il Monte Colovrat. Le principali azioni che videro maggiormente impegnate le truppe italiane durante la prima battaglia dell'Isonzo furono contro il campo trincerato di Tolmino (IV Corpo d'Armata, 2ª Armata), contro il campo trincerato di Gorizia, scindibile nell'attacco a Plava e nell'attacco alla linea Sabotino-Oslavia-Podgora (II e VI Corpo d'Armata, 2ª Armata), l'attacco sul Carso (3ª Armata).
Il 22 giugno le truppe italiane conquistarono la dorsale Ursic-Vrata- Kozliak, passarono l’Isonzo, superando la frontiera stabilita con il trattato del 1866, nel settore di Plava, occupando q. 383. Conquistarono q. 98 di Monfalcone e il Monte Nero dell’Alto Isonzo. Negli altri settori occuparono Ala, il passo del Tonale, Cortina d’Ampezzo, Fiera di Primiero.
Le perdite furono ingentissime da parte italiana: 7.560 morti, 22070 feriti, 2.950 dispersi.
Prima battaglia dell'Isonzo
Il 23 giugno ebbe inizio la prima battaglia dell'Isonzo, la 2ª Armata, puntando su Lubiana, doveva attaccare il bastione montano del Vodil e Monte Nero, capisaldi avanzati della testa di ponte di Tolmino, mentre la 3ª Armata, puntando su Trieste, doveva attaccare le alture del Sabotino e del Podgora, che rappresentavano le difese avanzate del campo trincerato di Gorizia.
Il complesso di quelle alture costituiva l'appoggio dell'antemurale carsico, il cui primo ostacolo da superare, dal punto di vista tattico, era il Monte San Michele.
Le forze contrapposte erano rappresentate da 252 battaglioni di fanteria, 111 squadroni di cavalleria e 230 batterie italiane e da109 battaglioni e 14 batteria austriache.
I sanguinosi combattimenti si protrassero per quindici giorni consecutivi. Nel settore della 2ª Armata il tentativo di conquistare Tolmino fallì completamente, mentre gli unici magri risultati si ottennero sul basso Isonzo, nel settore meridionale della 3ª Armata. Infatti, mentre sul Podgora il nemico resistette efficacemente, più a sud le truppe italiane, passato l'Isonzo, riuscirono a creare delle teste di ponte nella zona di Sagrado, Fogliano, Redipuglia sulla riva sinistra dell'Isonzo .
Nella prima battaglia dell'Isonzo le truppe italiane ebbero 1.916 caduti, 11.4495 feriti e 1.536 dispersi.