Al termine della 2a Guerra Mondiale l'Esercito Italiano era rappresentato dai cinque Gruppi di Combattimento che avevano combattuto nell'ambito della 5a Armata americana e dell'8^ britannica, e da altre unità, anch'esse direttamente dipendenti dai comandi alleati.
Il 14 novembre 1945 la Missione Militare Alleata emanò una direttiva fondamentale che indicava l'ordinamento dell'Esercito detto di
Transizione.
All'Esercito Italiano fu imposta una struttura, che doveva rimanere in vigore fino alla conclusione del trattato di pace, basata su quattro insiemi di forze:
mobili e locali (90.000 uomini) articolate in 3 divisioni di sicurezza interna, 10 reggimenti di fanteria, di cui 3 alpini, 5 divisioni di fanteria binarie (già Gruppi di Combattimento);
l'Organizzazione Centrale e 11 comandi territoriali (9.000 uomini);
l'Amministrazione (organi ed unità dei servizi): 31.000 uomini
l'Addestramento e Complementi (Centro Addestramento Complementi di Cesano e Scuole Militari) su 10.000 uomini.
La direttiva, dopo la definizione degli organici particolareggiati, diede luogo alla prima normativa organica del dopoguerra, diramata dalla Stato Maggiore dell'Esercito nel marzo 1946.
Alle dirette dipendenze dell'Organizzazione Centrale, destinata entro circa un anno a confluire nell'ambito del nuovo Ministero della Difesa, furono costituiti 11 Comandi Militari Territoriali, con giurisdizioni analoghe a quelle dei preesistenti Comandi di Corpo d'Armata del tempo di pace.
Da ciascun Comando Militare Territoriale (C.M.T.), dotato degli organi direttivi dei vari servizi, dipendevano le unità, gli enti logistici e amministrativi con sede nel territorio di competenza.
Alle dipendenze di ciascun C.M.T., era posto un centro addestramento reclute (C.A.R.) a livello reggimentale, con la funzione di sgravare le unità operative dai compiti connessi con le prime fasi addestrative dei militari di leva.
L'organizzazione operativa, costituita dalle grandi unità già esistenti, ("Cremona", "Legnano", "Folgore", Friuli" e "Mantova") e dalle tre divisioni per la sicurezza interna ("Aosta", "Reggio" e "Calabria").
Per assicurare una certa presenza di unità operative in tutto il territorio nazionale, ad ogni Comando Militare Territoriale fu assegnato un reggimento di fanteria autonomo, ad eccezione di quello della Sicilia dal quale dipendevano due divisioni per la sicurezza.
L'Accademia Militare di Lecce, le Scuole Centrali Militari, con comando a Cesano, la Scuola di Applicazione di Sanità Militare di Firenze, le dieci scuole delle varie armi e servizi e gli undici C. A. R costituivano l'organizzazione addestrativa.
Alcune unità restarono ancora alle dipendenze degli alleati: una divisione ausiliaria e 6 raggruppamenti e 2 gruppi battaglioni.
Nel corso dello stesso anno 1946, le tre divisioni per la sicurezza interna furono trasformate in altrettante brigate, su due reggimenti di fanteria ed un gruppo misto di artiglieria, con i nominativi di "Aosta", "Sabauda" poi "Reggio" e "Calabria"; l'Arma di Cavalleria, ancora ufficialmente esclusa dalla ricostruzione dell'Esercito, riprese vita con l'assegnazione ad ogni divisione di fanteria di un gruppo squadroni esplorante, montato su cingolette. Nel febbraio 1947, allorché fu firmato il trattato di pace di Parigi, l'Esercito di Transizione era ormai completato.