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Il Palazzo

Fu il marchese Obizzo II D’Este, primo signore di Modena, a volere nel 1291 la costruzione di un castello nella parte nord est della città, a ridosso dell’antica cinta muraria e in prossimità della confluenza dei tre principali collettori urbani nel canale Naviglio, già attrezzato con banchine e pontili. La scelta del luogo era rispondente a requisiti importanti fra i quali: il controllo della via d’acqua navigabile fino al Po e a Ferrara, la disponibilità di spazio e di terreno non paludoso, nonchè l’ingresso da una delle porte principali della città (Porta Albareto). Attraverso vicende di distruzioni, incendi e rifacimenti, nel XVI sec. il castello si presentava con una pianta pressappoco rettangolare di circa 35x85 mt. (lato lungo in direzione nord- ud), era interamente circondato da un fosso alimentato dai canali, era costruito su due piani con ampio sottotetto, aveva due ponti levatoi difesi da rivellini e due torri, una all’angolo nord est e l’altra a sud est di ben 35 mt. di altezza (purtroppo mancano completamente illustrazioni d’epoca dell’edificio).


Il castello fu saltuaria dimora della famiglia D’Este, fu residenza del governatore, del capitano di piazza e di ospiti di riguardo in transito per Modena per cui se ne deduce che l’edificio cinquecentesco dovesse avere già perduto da molto tempo la rusticità del maniero medioevale, per adeguarsi piuttosto alle esigenze della residenza patrizia. La vita tranquilla del castello di provincia si fece turbolenta nel 1598, quando la capitale estense dovette spostarsi in fretta e furia da Ferrara a Modena. All’origine del trasferimento fu la morte di Alfonso II (privo di discendenza diretta) e la nomina a duca di suo cugino Cesare, con la conseguente rivendicazione delle terre ferraresi da parte del papa Clemente VIII (Ferrara faceva parte dei territori della chiesa mentre il ducato di Modena e Reggio era feudo di investitura imperiale).

La ricca e numerosa corte potè a stento insediarsi in città: oltre al castello, furono occupati due palazzi di famiglie nobili modenesi oltre a due interi conventi, per cui fu indispensabile metter subito mano a lavori di adeguamento e ampliamento del castello. Nonostante le modifiche in esecuzione, Francesco I (duca nel 1629) concepì e volle fermamente un “palagio novo et grande” adeguato all’importanza del casato. Dopo le mediocri proposte degli architetti di corte, l’incarico venne assegnato a Bartolomeo Avanzini (nato a Roma verso la fine del ‘500 e morto a Modena nel 1658).

L’architetto, cresciuto alla scuola del Vignola e collaboratore del Bernini, ne propose alcuni disegni secondo i canoni dell’epoca, interamente giocati sul grandioso effetto scenico della facciata principale rivolta verso la piazza di città (sud), e dell’ampio cortile nord aperto sul paesaggio agreste e fluviale. Nel 1634 iniziarono i lavori con il tombamento dei canali e con la costruzione delle fondamenta della grandiosa facciata.

La costruzione dovette necessariamente procedere senza interferire con l’utilizzo del vecchio castello e, tra difficoltà economiche e ripensamenti progettuali, giunse alla fine del XVIII sec. con la facciata quasi ultimata (lato destro e torrione centrale completati, lato sinistro al secondo piano), il grande scalone e il loggiato sui lati sud e ovest del cortile.

Con i Duchi Rinaldo I, Francesco III ed Ercole III, la costruzione non progredì molto se si eccettua il completamento della facciata sinistra; si deve invece a Francesco IV e Francesco V (prima metà del XIX sec.) il completamento del lato orientale (fronte prospiciente i giardini ducali) e dei due lati mancanti del loggiato.

I piani alti dell’ala nord occidentale vennero poi ultimati solo nel 1941 e, bombardati nel 1944, vennero ricostruiti subito finita la guerra.

Dopo vari lavori di adeguamento e consistenti restauri strutturali (durati 12 anni), il palazzo è stato oggetto di completa ripulitura e ritinteggiatura nei colori d’epoca e oggi si presenta in tutto lo splendore di una fra le maggiori residenze regali d’Italia.


La facciata si impone per la sua qualità compositiva, merito delle soluzioni di studiato equilibrio dimensionale e di ornato (accoppiamento delle finestrature, coronamenti di copertura ecc.). Pregevole il torrione centrale per l’elegante balconata e il colonnato che la sostiene. Nelle nicchie ai lati dell’ingresso due statue (Ercole e il console Emilio Lepido) realizzate dallo scultore reggiano Prospero Sogari (detto il Clemente) tra il 1565 e il 1568, conservate inizialmente nel palazzo Scaruffi di Reggio per essere poi donate nel 1724 al Duca Rinaldo I dalla contessa Prati Scaruffi. I preziosi bronzi che decoravano il portone andarono dispersi durante le vicende che portarono al governo provvisorio nel 1796 e rimasero solo i due mascheroni che ora reggono la catena di fronte all’ingresso. Le statue della balconata alla sommità della facciata del Palazzo rappresentano (lato destro) Ercole, Giunone, Pallade e Mercurio, realizzate verso la fine del ‘600, mentre sul lato sinistro si ammirano le statue di Vulcano, Cerere, Bacco e Venere realizzate dal modenese Giuseppe Graziosi (1879-1942) in sostituzione delle preesistenti in legno, molto deteriorate. Coronano il torrione centrale Marte, la Virtù, la Fortezza e il Tempo, mentre sul lato nord sono rappresentati Giove e Nettuno.


Atrio di ingresso al Palazzo Ducale: Sacrario dell’Accademia Militare di Modena. 

Dall’ingresso si accede al vasto Cortile d’Onore (Cortile Grande) attraverso un ampio atrio con decori e cancellata disegnati dal prof. Arturo Prati (terzo decennio del ‘900) al fine di dare degna sistemazione al Sacrario dell’Accademia Militare; le lapidi poste alle pareti indicano i nomi degli ex Allievi Caduti in tutte le guerre e i Caduti nel l’Adempimento del Dovere in Tempo di Pace.

Sull’arcata spicca il motto della Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria “preparo alle glorie d’italia i nuovi eroi”.


Entrando nel Parlatorio si possono ammirare i seguenti dipinti (da destra): Nicolò II D’Este (Carlo Goldoni 1822-1874), Le nozze di Cana (copia dal Veronese di Jean Boulanger 1566?-1660), Azzo D’Este (Angelo Mignoni), Azzo VII (Giuseppe Zattera 1825- 1891) e Obizzo II (Carlo Goldoni). Percorrendo il porticato si raggiunge lo Scalone d’Onore (Scala Regia), che si presenta aereo e luminoso grazie al prospiciente e proporzionato cortile; lungo le rampe sono disposte in nicchia le statue della Prudenza e dell’Abbondanza del carrarese Andrea Baratta (realizzate tra il 1687 e il 1690), le restanti sei sono di epoca romana e provengono dalla famosa Villa D’Este di Tivoli. La scultura di maggior pregio è senz’altro Minerva che, durante l’occupazione francese del 1796, venne trasportata in Piazza Grande per rappresentarvi “la Libertà” e vi subì alcuni gravi danneggiamenti.

Dallo scalone si accede al bellissimo loggiato da cui si può apprezzare completamente l’armoniosità e l’ariosità che ne caratterizzano l’insieme compositivo. Le statue disposte nelle nicchie sono opere in legno e stucco.

L’utilizzo degli spazi interni del palazzo mutò più volte in funzione delle esigenze di corte o delle necessità del governo; in genere al piano rialzato vi furono gli alloggi delle guardie (nel lato destro rispetto all’ingresso), le magistrature, la zecca e gli archivi nel lato sinistro; l’area del vecchio castello fu destinata a scuderie, rimesse, cucine, servizi ecc. Al piano nobile della facciata si trovano tutt’ora gli ambienti di rappresentanza (Appartamento di Stato, attualmente Uffici del Comando e Circolo Ufficiali) mentre gli ambienti del vecchio castello e gli ampliamenti a nord est fornirono le numerose stanze destinate agli Appartamenti Ducali.

Le collezioni d’arte, di libri, di armi e mirabilia raccolte dai Duchi D’Este godettero sempre di risonanza internazionale per la quantità e preziosità di dipinti, manoscritti ecc.. Basti nominare il Medagliere Estense (costituito da circa 36 mila pezzi fra monete, medaglie e punzoni), la Ducale Armeria (oltre tremila oggetti tra armi bianche e da fuoco), la Biblioteca Estense con più di 100 mila volumi, per non parlare della Pinacoteca Estense ricca di dipinti realizzati dai più grandi pittori italiani e stranieri del ‘500, ‘600 e ‘700. Purtroppo il dissesto finanziario costrinse il Duca Francesco III a privarsi dei 100 quadri più preziosi della raccolta, che dovettero essere ceduti nel 1746 per centomila zecchini al Re Augusto III di Polonia, Elettore di Sassonia nella Dieta per la nomina degli imperatori del Sacro Romano Impero. Questa collezione, tranne qualche opera, è tutt’ora conservata a Dresda. Con la vittoriosa campagna napoleonica del 1796 e l’insediamento del governo cispadano nel palazzo, vennero asportati, trafugati o venduti all’asta buona parte degli arredi e delle collezioni che poi, e solo in parte, poterono essere recuperati con la Restaurazione.

Alla definitiva partenza di Francesco V (1859) restarono nel palazzo il medagliere, la pinacoteca e la biblioteca quasi al completo (l’Armeria fu portata in Austria); le collezioni vennero poi donate da Francesco V alla Città di Modena nel 1868 e dal 1880 sono esposte al pubblico nel Palazzo dei Musei. Anche l’arredo ottocentesco rimase quasi interamente nel palazzo ma dovette esser conservato in depositi a causa della necessità di adeguare gli spazi ai nuovi utilizzi (Prefettura, Tribunale, Accademia Militare ecc.). L’Appartamento Privato, invece, fu mantenuto integro e funzionale per poter essere a disposizione della Famiglia Reale e dei Principi Di Savoia.

La creazione dei nuovi ministeri di Roma capitale, impose comunque l’utilizzo della quasi totalità degli arredi, compresi quelli dell’Appartamento Privato, dei quali, a ricordo dell’antica mobilia, oggi resta solo il tavolo ovale della Sala Colleoni.

I quadri che oggi si ammirano nel palazzo sono di proprietà del l’Accademia Mil itare e del la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Modena e Reggio Emilia; in anni recenti essi sono stati selezionati e riposizionati in base a precisi requisiti storici e ai caratteri militari dell’Istituto. Gli autori più ricorrenti sono ritrattisti del XIX sec. quasi sempre insegnanti presso l’Accademia Atestina di Belle Arti di Modena e incaricati di eseguire i ritratti di famiglia oltre che dipingere gli avi di Casa D’Este con opere di fantasia.

Atrio di ingresso al Palazzo Ducale: Sacrario dell’Accademia Militare di Modena.