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FESTA: 30 ottobre - anniversario del combattimento di Pozzuolo del Friuli (1917).
PATRONO: San Giorgio (23 aprile).
CONCESSIONE BANDIERA: decreto 23 marzo 1982.
La Cavalleria dell'Esercito Italiano ha origine dalla cavalleria sabauda nella quale i primi reggimenti d'ordinanza "Dragoni di Sua Altezza" e "Dragoni di Madama Reale" sono organizzati nel 1668.
Dopo un secolo di mutamenti organici, nel 1774 vengono formati quattro reggimenti di Dragoni e quattro di Cavalleggeri che, a seguito dell'occupazione francese del Piemonte, Carlo Emanuele IV, il 9 dicembre 1798, proscioglie dal giuramento di fedeltà. Soltanto i "Dragoni di Sardegna", Reggimento di stanza sull'isola non viene disciolto.
Con la restaurazione, nel maggio 1814 ha inizio la ricostituzione dei reggimenti di cavalleria i quali, con il trascorrere degli anni, divengono nove, suddivisi nel 1850 in quattro di cavalleria di linea e cinque di cavalleria leggera. Dopo le annessioni e fino alla guerra 1915-18 (Prima Mondiale) l'aumento prosegue sino a raggiungere il numero massimo di trenta unità al termine del conflitto.
La terribile prova della Grande Guerra vede gli Squadroni combattere a piedi, nelle trincee e fra i reticolati. Prove di incalcolabile valore vengono date in occasione dei combattimenti di Pozzuolo del Friuli, dove la II Brigata di Cavalleria coi reggimenti "Genova" e "Novara" blocca l'avanzata nemica verso il Piave.
Con gli ordinamenti di pace i reggimenti vengono ridotti prima a 16 (1919) e poi a 12 (1920) e tanti rimangono anche con l'ordinamento 1926.
Nel dopoguerra forti riduzioni investono l'Arma e nel 1930 i reggimenti entrano negli organici delle divisioni celeri. L'inserimento dell'elemento meccanico in sostituzione del cavallo, nel 1934 porta alla costituzione presso le "Guide" dei primi Gruppi Carri Veloci.
Nel giugno 1940 le divisioni celeri sono tre ed i reggimenti di cavalleria 13 poi aumentati a 16. Immancabile la prova di valore data dai reggimenti che si battono con indomito valore in Russia, nei balcani e l'8 settembre del 1943 a Roma.
Tutte le unità dell'Arma sono sciolte con l'Armistizio e nella Guerra di Liberazione operano reparti salmerie ed uno squadrone di cavalleria inquadrato nel IX Reparto d'assalto del Gruppo di Combattimento "Legnano".
Ad iniziare dal 1946 vengono ricostituiti alcuni Gruppi Esploranti in seguito trasformati in Reggimenti di Cavalleria Blindata, unità che il 4 novembre 1958 riprendono le antiche denominazioni. Per decreto 23 marzo 1982 viene concessa all'Arma la Bandiera di Guerra il cui vessillo è affidato alla Scuola di Cavalleria.
Con Decreto Ministeriale del 1° giugno 1999, l'Arma di Cavalleria viene ridisegnata ed assume nelle sue fila sia l'Aviazione dell'Esercito che la Fanteria Carrista. Le due strutture assumono il nome di Cavalleria dell'Aria e Specialità Carristi dell'Arma di Cavalleria. I reparti già dell'Arma divengono Cavalleria di Linea. In attuazione della legge n° 276 del 2 agosto 1999, l'Arma e tutti i suoi reggimenti adottano lo Stendardo in sostituzione della Bandiera di Guerra.
Il provvedimento relativo alla Cavalleria dell'Aria decade il 3 novembre 2003 quando la stessa Cavalleria dell'Aria confluisce nella rinata Aviazione dell'Esercito, specialità di Forza Armata.